Conoscere per reagire : Ricerca CNOAS e Fondazione Nazionale Assistenti Sociali

Conoscere per reagire : Ricerca CNOAS e Fondazione Nazionale Assistenti Sociali

Presentata oggi a Roma la ricerca “conoscere per reagire “con gli interventi di Barbara Rosina, presidente Ordine Piemonte,  Gian Mario Gazzi , presidente Ordine Nazionale assistenti sociali,  Silvana Mordeglia , presidente Fondazione  nazionale assistenti Sociali, Alessandro  Sicora , Mara Sanfelici e Urban  Durtfer ricercatori Bicocca.

Intervenuti Tiziano Treu presidente CNEL,  gli on. Ileana Piazzoni, Vanna Iori, Cesare Damiano. Ha coordinato i lavori Alessandro Galimberti , giornalista il Sole 24 ore.

“Investire sui servizi e sul fondo povertà, dotare di protocolli di sicurezza specifici gli enti locali, intervenire anche nelle sedi per non lasciare isolati gli assistenti sociali sui territori e avviare un monitoraggio nazionale sul fenomeno delle violenze e delle aggressioni. Sono queste alcune delle azioni da poter realizzare subito per contrastare il fenomeno della violenza e dell’aggressività nei confronti degli assistenti sociali per Gianmario Gazzi, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli assistenti sociali, commentando i dati della ricerca “Conoscere per reagire” presentati oggi al Cnel. Una ricerca che ha messo in evidenza un fenomeno che coinvolge la gran parte degli operatori presenti sui territori, visto che solo un assistente sociale su dieci, tra i 20 mila professionisti ascoltati, non ha ricevuto mai minacce, aggressioni vernali o violenze in tutta la carriera. Per Gazzi, occorre “investire nelle reti organizzative, non solo di prevenzione, ma nelle strutture di welfare nel paese. I numeri sono importanti. Ci dicono che la professione è diffusa, ma non è tutelata”.
I fenomeni di violenza ai danni degli assistenti sociali, però, sono anche un indicatore importante di un disagio diffuso e in crescita sui territori.Questi episodi sono il segno concreto di una sofferenza sociale che anche noi non siamo stati in grado di affrontare in modo idoneo. È sicuramente un fallimento della politica che non ha messo in condizione le istituzioni locali e i servizi di avere gli strumenti che servono per affrontare queste situazioni che riguardano la comunità”.Fondamentale intervenire a sostegno della professione, perché non tutelare gli assistenti sociali “significa anche non tutelare i cittadini e le istituzioni rispetto ad una domanda che aumenta, ma che non trova risposta. Il tema delle aspettative, infatti, è centrale: non si può promettere alle persone di avere accesso ad alcuni diritti e poi non avere la capacità di rispondere. Questo scatena l’aggressività”. E i primi ad esserne interessati sono proprio i professionisti che si occupano dei servizi. “L’assistente sociale e il servizio sociale, in questo contesto – ha aggiunto Gazzi -, fa da parafulmine alle situazioni di marginalità”.
Per Gazzi sono tre i fronti su cui si può intervenire immediatamente. “Per prima cosa serve un maggiore investimento sui servizi e sul fondo povertà – ha spiegato Gazzi -. Bisogna fare uno sforzo in più per aumentare il fondo e quindi la risposta alle persone interessate”. Poi bisogna intervenire sui comuni e gli enti locali. “Devono dotarsi dei protocolli di sicurezza specifici per il servizio sociale – ha spiegato Gazzi -. Oggi i comuni, per valutare il rischio, mettono insieme l’amministrativo, l’architetto, l’ingegnere e l’assistente sociale, sebbene facciano cose diverse. In questo modo risulta sempre che noi non siamo a rischio. Infine, bisogna investire sulle sedi per non lasciare soli i colleghi nei servizi”. Anche l’Ordine, però, può fare qualcosa, ha aggiunto Gazzi. “Quello che possiamo fare è aumentare la cultura della sicurezza, la formazione e il monitoraggio. Dobbiamo dare degli strumenti di forza ai colleghi per poter raccontare quello che sta succedendo e spiegare loro chequesti episodi vanno denunciati e segnalati per costruire delle competenze ulteriori per affrontare questa situazione”. Obiettivo per il prossimo anno, infine, è quello di istituire un vero e proprio monitoraggio sugli episodi di violenza subiti dagli assistenti sociali in tutta Italia. “Si tratta di un progetto che presenteremo entro i primi mesi del 2018 – ha assicurato Gazzi -. L’idea è quella di costruire un sistema che sia in grado di rilevare tutte le segnalazioni di episodi legati ad aggressività e violenza in tutti i contesti. Sarà un monitoraggio specifico, perché se ci sono mille assistenti sociali vittime di violenze fisiche negli ultimi tre mesi penso si tratti di una priorità. In queste condizioni di lavoro c’è da esser considerati soltanto degli eroi”.

  • Comunicato stampa Cnoas

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