COLORANDO CASE ED ESISTENZE

COLORANDO CASE ED ESISTENZE

Frammenti di carta, palloncini, braccialetti e palline, persino bandiere accarezzate dal vento. E una grande, infinita danza. Ma l’Aperitivo a Colori non è soltanto una festa in un pomeriggio di inizio estate. È soprattutto uno strumento plasmato da voci e movimenti per ricordare che qui, in una Macerata che porta ancora ferite profonde, l’integrazione è un qualcosa che si realizza conoscendosi. Giorno per giorno. Partendo dalle persone.

La genesi, come ricorda l’assistente sociale Silvia Lillini, si alimenta negli uffici dei Servizi Sociali del Comune in un 2016 di diffusa crisi sociale, anche sul fronte dell’accoglienza. È in quelle stanze che il progetto “Famiglie a colori” diventa reale, tangibile, capace di attraversare stagioni e, appunto, tragedie inattese. Destinatari sono i cosiddetti Msna, acronimo di minori stranieri non accompagnati. Punto di arrivo quelle famiglie che si sono rese disponibili e che sono state valutate idonee dagli stessi Servizi Sociali.

Come Mamsheikh Mame, gambiano del 2000, arrivato in Italia nel 2017. Un anno in famiglia, lo studio, il basket, il lavoro. “Mi sono trovato bene qui e sono cambiate tante cose della mia vita. Per questo consiglio agli altri: studiate e ascoltate quelli che sono arrivati prima di voi, fate ciò che vi chiede la famiglia, abbiate rispetto nei confronti di tutti. È fondamentale sapere la lingua e non guardate i soldi, arriveranno: per il momento impegnatevi e cercate di integrarvi”.

Ci siamo adoperati per cercare luoghi sicuri per il collocamento di questi minori – sottolinea Silvia -. Avendo anche raggiunto comunità oltre regione e trovate altre sempre più piene rispetto ai posti di accoglienza, abbiamo sviluppato l’accoglienza in famiglie che conoscevamo e che si sono prese la responsabilità di accogliere questi minori, anche in presenza dei loro figli naturali, seguendo poi un percorso con noi”.

Famiglie che vengono seguite dalla psicologa Milena Foglia sia attraverso un sostegno psicologico agli Msna, sia a tutto il gruppo familiare al quale questi giovani vengono affidati. “Ho incontrato ragazzi stupendi – racconta con un velo di emozione – che hanno avuto la capacità di attraversare il mare e di costruirsi una vita. Sono storie bellissime di ragazzi che lavorano, persone autonome, con alle spalle situazioni che per noi sembrano quasi da fiaba, e che con l’aiuto delle famiglie riescono molto spesso ad uscire da traumi grandi”.

In questo modo, per Milena, ogni incontro con le famiglie diventa un qualcosa di inatteso, solcato da alchimie sorprendenti e quanto mai necessarie. “Noi prepariamo degli input per parlare insieme e ogni volta escono delle situazioni meravigliose. E così si arriva a dei profondi cambiamenti nelle storie di questi ragazzi e delle stesse famiglie. Tutto questo ci fa sentire parte di una comunità educante di cui siamo veramente orgogliosi”.

Attraverso i volontari del Servizi Civile, inoltre, era stato creato un percorso di educazione civica, con i Msna che si ritrovavano in un centro comunale ed i volontari che insegnavano loro tutto quello che riguarda la civile convivenza. Diverse le tematiche affrontate, con la finalità di insegnare loro la lingua italiana (attraverso la visione di film o visite guidate ai musei), ma anche argomenti come il viaggio (per molti di loro traumatico), l’amore, fino ai matrimoni programmati. “In questi anni abbiamo combinato diverse nazionalità insieme – rimarca ancora Silvia -: famiglie senegalesi che hanno accolto minori pakistani, famiglie italiane che hanno accolto diverse nazionalità”.

Un percorso che nel tempo è rimasto anche dopo il raggiungimento della maggiore età da parte dei minori. “È stato attivato anche l’affiancamento di un educatore a colori, che li accompagna negli ultimi sei mesi prima del compimento del 18° anno di età. Si tratta di un accompagnamento verso il perfezionamento dei documenti, di una ricerca dell’occupazione per renderli autonomi, indipendenti e capaci di muoversi in libertà sul territorio italiano”.

Umberto Pianella, educatore a colori, si è occupato proprio dell’inserimento lavorativo dei ragazzi stranieri attraverso stage, opportunità formative a partire dai 17 anni e mezzo. “Importante – evidenzia – è stata la creazione di una rete di aziende, diventate partner del progetto e con le quali collaboriamo, che si sono rese disponibili ad ospitare questi ragazzi”.

Perché a queste latitudini – come impresso in quei foglietti sospesi dentro un giardino danzante – anche ciò che sembra sempre impossibile diventa vero quando qualcuno lo realizza. Arrivando a colorare case ed esistenze.

(testo, foto e video a cura di Andrea Braconi)








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