10 Mar Webinar: “Amori distruttivi. Coppie altamente conflittuali e possibilità di intervento in una prospettiva socio-psico-giuridica”
Sono molteplici le professioni che convergono sulle cosiddette coppie conflittuali, come rimarcato dallo psichiatra e psicoterapeuta Alfredo Canevaro, in occasione di un webinar tenutosi il 7 marzo scorso e che ha visto la partecipazione di assistenti sociali, avvocati e psicologi, che si sono confrontati sul tema “Amori distruttivi: coppie altamente conflittuali e possibilità d’intervento in una prospettiva socio-psico-giuridica”.
Canevaro – che ha ribadito come un numero eccessivo di operatori possa diventare fonte di un’estrema confusione – ha focalizzato la propria attenzione su diversi aspetti, parlando di “un approccio diverso alla separazione” e dell’importanza del rituale del ringraziamento reciproco.
Per l’Ordine Assistenti Sociali Marche, oltre alla vice presidente Giulia Atipaldi, è intervenuta Veronica Cervigni, che ha evidenziato come da anni il tipo di utenza dei servizi sociali che si occupano di minori e famiglia abbia assistito ad un importante cambiamento.
Le Famiglie vengono inviate o segnalate ai Servizi Sociali del Comune di residenza dei genitori, i quali possono essere incaricati di svolgere alcune tipologie d’intervento. “L’obiettivo dei Servizi Sociali è quello di attuare il progetto più idoneo, accompagnando i genitori in un percorso che torni a renderli autonomi nell’ambito della crescita dei loro figli, attuando una negoziazione in cui vi è la trasformazione da coppia affettiva a coppia genitoriale, genitorialità che dev’essere mantenuta nell’interesse dei figli”.
Nel caso dell’alta conflittualità, è stato spiegato, il lavoro dell’assistente sociale arriva a complicarsi ulteriormente. “Ci si ritrova davanti due genitori che hanno idealizzato negativamente l’altro, rendendolo un vero e proprio nemico in cui prendono il sopravvento l’ostilità e la rabbia. Quindi, il Servizio Sociale ha il ruolo di contenimento del conflitto, cercando di delimitarne i confini, evitandone l’escalation. Succede però, in alcuni casi, che l’assistente sociale diviene catalizzatore del conflitto, con dei genitori ‘nemici’ che tuttavia si alleano contro un servizio, portatore di cambiamento attraverso i percorsi, i progetti e la comunicazione”.
E per evitare che situazioni di alta conflittualità si cristallizzino, sino a diventare delle missioni impossibili, è fondamentale coordinare gli interventi. “Occorre definire chiaramente ruoli e compiti di ogni professionista che gravita intorno alla coppia genitoriale – ha concluso Cervigni -, evitando confusione, sovrapposizioni, al fine di creare una cornice definita, condivisa e approvata da tutti, inclusi i genitori, in cui si possano costruire delle prassi operative che limitino il conflitto e che ne abbassino l’intensità. E al centro, necessariamente, deve sempre esserci il minore”.
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